Tiziano – il Tiziano ritrattista – fu davvero per l’Affanni un modello privilegiato, “scoperto” durante il soggiorno fiorentino, copiato e amato al punto da affidare ad esso, un po’ presuntuosamente, quell’immagine di se stesso che, più volte replicata, rimarrà l’unica a dare un volto all’artista.

L’intenzione neotizianesca del ritratto è palese, dichiarata: nell’abito di foggia cinquecentesca e di velluto rosso, nella posizione di sbieco, ma con il volto offerto al riguardante e la spalla destra che avanza maestosamente in primo piano.
L’idealizzazione del viso, appena segnato sotto gli occhi, rende difficile ipotizzare l’età dell’effigiato; tuttavia, se vogliamo dare credito a quelle brizzolature che con tecnica un po’ ingenua si sovrappongono ai capelli e alla barba fluente, possiamo senz’altro assegnare l’autoritratto agli anni della maturità dell’artista: quegl’Anni settanta in cui l’Affanni era professore all’Accademia (fu nominato nel maggio del 1865, Elenco… 1857-1879) e in cui ancora intensa era la sua attività pittorica e assidua la partecipazione agli eventi espositivi locali e non (Mecenatismo… 1974). Erano lontani, a queste date, “la decadenza morale e lo sfacelo fisico” (Forneri 1889, in Scarabelli Zunti, Documenti…, fine del XIX secolo, vol. X, carta 5) dell’ultimo periodo, che lo sguardo carico dell’autoritratto sembrano quasi presagire.

I ritratti noti dell’Affanni – quello giovanile del Gardoni (inv. 2196; cfr. scheda n. 1054), quello del fratello in collezione privata (cfr. Pettorelli Lalatta 1939, p. 105 con fig.), i due coniugali della Pinacoteca Stuard (Barocelli 2000, schede nn. 37-38, p. 123) – si rilevano assai più deboli e convenzionali di questo: forse proprio il riferimento tizianesco consente all’artista di approdare qui a esiti apprezzabili.
La prassi consueta al pittore di replicare più volte i propri lavori non risparmiò neppure l’immagine di se stesso, che fu proposta con minime varianti al collezionismo borghese locale (Pettorelli Lalatta 1939, pp. 104-106 con figg.). Questa della Galleria, probabilmente il prototipo, rimane la versione più altisonante, perfino nel supporto – una tavola – sebbene di riutilizzo.

Nel verso (vedi figura sottostante), orizzontalmente, compare infatti un curioso collage pittorico costituito da tre immagini – uno scorcio urbano e due paesaggi con figure – disordinatamente accostate e ciascuna definita nella sua autonomia da profilature nere: piacevoli bozzetti realizzati direttamente sul legno, senza preparazione, con mano rapida e sicura (recanti, fra l’altro, qua e là, tracce di una carta che a un certo punto dovette ricoprirli per poi essere grossolanamente rimossa). Difficile stabilire se queste immagini appartengano al pittore che potrebbe anche aver sfruttato un supporto già utilizzato da altri. Affanni non fu un paesaggista né lo riconosciamo nell’immediatezza espressiva di questi schizzi, per i quali tuttavia non può certo valere come confronto la pittura finita e “ufficiale”. Significativo può risultare invece il paragone con quel bozzetto intitolato Penitente esposto dall’Allegri Tassoni alla mostra del 1952 (scheda n. 5 p. 57, fig. 28), dove l’artista, libero da impedimenti accademici, mostra, sorprendentemente, una freschezza d’invenzione e una modernità di tocco davvero notevoli.

Biliografia
Pigorini 1887, appendice;
R. Pinacoteca… 1894;
Pariset 1905, p. 2;
Sorrentino 1931b, p. 15;
Inventario… 1938;
Ghidiglia Quintavalle 1960a, p. 40;
Ghidiglia Quintavalle 19602b, p. 353;
Ceschi 1972, p. 19, fig. 21;
Mecenatismo… 1974, p. 74;
Lasagni 1999, vol. I, p. 31
Rossella Cattani, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.