- Titolo: Antioco visitato dal medico alla presenza di Seleuco e Stratonice
- Autore: Sebastiano Ricci
- Data: 1680-1695
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 134,5 x 172
- Provenienza: Parma, Ospedali Riuniti; in Galleria dal 1972
- Inventario: s.n.
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: I grandi cicli mitologici
L’opera insieme alle altre quattro di uguali dimensioni costituisce il gruppo di dipinti realizzati da Sebastiano Ricci fra il 1680 e il 1685 circa, al momento del suo primo contatto con l’Emilia.
Il giovane pittore, appena ventunenne, è costretto a lasciare Venezia in quanto accusato di aver tentato di uccidere una giovane donna che aveva messo incinta. Grazie all’aiuto di un nobile riesce a trasferirsi a Bologna, dove instaura rapporti con i pittori Giovanni Gioseffo dal Sole e Carlo Cignani, il quale introduce Ricci alla corte farnesiana presso il duca Ranuccio II. Con questo dipinto, il primo della serie, l’artista veneto inaugura quella stagione di pittura di storia che gli assicura grande successo presso i suoi committenti per i quali realizza, anche ampliando il suo registro espressivo e cromatico, grandi tele e decorazioni ad affresco.
Qui viene illustrato un episodio tratto da Plutarco, in cui si racconta che Antioco, figlio di Seleuco governatore delle province asiatiche dopo la morte di Alessandro Magno, si era innamorato senza speranza della matrigna Stratonice, fino ad ammalarsi. Il medico Erasistrato capisce la natura del male e la riferisce al padre che, per amore del figlio, rinuncia al potere e all’amore in suo favore. Ricci ambienta la scena all’interno di una tenda creando un contrasto di luci e ombre di grande effetto. Particolarmente efficace è l’intreccio colloquiale fra il medico che visita il giovane Antioco alla presenza del re e della matrigna, tutto giocato sulla gestualità delle mani e sul battito di quel polso che rivela, alla vista di Stratonice, l’impulso amoroso. Un bel tema che il Ricci sostiene affidando all’ombra il viso imbarazzato del colpevole, ispirandosi alla precettistica morale derivante dalla tragedia greca. La tela, come le altre della serie, giunge in Galleria nel 1972 dagli Ospedali Riuniti di Parma, dove esse erano state lasciate in eredità da don Carlo Panizza.