- Titolo: Angelo con i simboli del martirio
- Autore: Sebastiano Galeotti
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- Tecnica: Affresco staccato
- Dimensioni: 145 x 104
- Provenienza: Parma, chiesa di Santa Teresa (distrutta)
- Inventario: Inv. 1904
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Sala del Trionfo
Sebastiano Galeotti si forma nella bottega di Alessandro Gherardini e completa i suoi studi a Bologna dove nel 1704 è ricordato come scolaro di Giovan Gioseffo Dal Sole. Nel 1705 si iscrive all’Accademia del Disegno e rimane nella città natale fino ai primi mesi del 1710, anno in cui è registrato con la moglie e i due figli, Giovan Battista e Giuseppe, negli Stati d’Anime della parrocchia di Sant’Antonino a Piacenza. Pur mantenendo la residenza in quella città fino al 1717, l’artista compie diversi viaggi, in Lombardia (1712) e a Parma (1714) dove è probabile che si sia stabilito a partire dal 1718.
L’influenza dello stile di Gherardini appare evidente nelle prime opere piacentine (affreschi nelle sagrestie di San Dalmazio e di San Giorgio Sopramuro, 1710-1711), accanto a un sicuro debito verso i modi di Sebastiano Ricci – presente a Firenze tra il 1706 e il 1708 circa e in precedenza attivo sia a Piacenza che a Parma – che si palesa in particolar modo nella bella tela con il Martirio di santa Margherita dipinta da Galeotti per l’omonima chiesa cittadina e ora nella parrocchiale di Rivergaro (1710 circa). Un nuovo e importante stimolo gli viene sicuramente dallo studio delle tele e degli affreschi del Correggio e in particolar modo dalla grande “macchina” dell’Assunzione della Vergine nel Duomo di Parma che Galeotti riprende nella cupola dell’oratorio della Beata Vergine delle Grazie della stessa città, alla cui decorazione lavora a partire dagli ultimi mesi del 1714, accanto al quadraturista Francesco Natali. Il 22 settembre 1715, in occasione della festa per l’apertura dell’oratorio “tutto nuovamente dipinto”, il canonico Giustiniano Borra ricorda nel suo Diario di Parma che “gl’istessi pittori” sono impegnati “a dipingere la Chiesa tutta delle RR. Madri di S.ta Teresa” (Borra 1711-1718, c. 67). Le Carmelitane, secondo la testimonianza del Sanseverino, avevano iniziato ad arricchire di marmi la loro chiesa, attigua all’oratorio, nel 1713 e tre anni più tardi Sebastiano Galeotti per le figure e Francesco Natali per le quadrature (perdute) ne portavano a termine la decorazione della “superior parte” (Sanseverino 1802, c. 52). Il 25 aprile 1944 la chiesa venne colpita durante un’incursione aerea e gli affreschi, che subirono per un certo periodo anche il danno delle intemperie, sarebbero andati perduti con la definitiva demolizione dell’edificio religioso se non fosse intervenuta la Soprintendenza alle Gallerie di Parma che ne eseguì il distacco, il trasporto su tela e il successivo restauro (Quintavalle 1948).
Una tela dipinta dall’artista fiorentino raffigurante la Madonna col Bambino e sant’Antonio da Padova, originariamente collocata sul primo altare a destra, è attualmente conservata nel monastero delle Carmelitane (Copertini 1962a; Ceschi Lavagetto 1979).
Il programma iconografico del ciclo appare imperniato sulla figura della riformatrice dell’Ordine, Teresa d’Avila, e sulle virtù praticate dalla santa e condivise dalle consorelle: la Penitenza, che volge lo sguardo verso il cielo e porta la Croce e una sferza, a simboleggiare che “il Penitente deve menar la vita lontana dalle delitie, & non accarezzare la carne” (Ripa 1669, p. 479); la Purezza con la colomba bianca; l’Umiltà con gli occhi bassi e l’agnello e, infine, la Carità che stringe nella destra un cuore ardente e abbraccia con la sinistra un fanciullo (Ripa 1669, pp. 85, 268, 513). Nei due ovali di dimensioni maggiori sono rappresentati un Miracolo di santa Teresa che risana un fanciullo, di cui si conoscono due bei disegni preparatori conservati a Genova (Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso, inv. 6772 D) e a Monaco di Baviera (Staatliche Graphische Sammlung, inv. 8128) (Dugoni 1993), e Santa Teresa in estasi alla quale appare il Padre Eterno. Nel grande riquadro dal profilo mistilineo, eseguito per una visione “sottinsù”, si possono forse riconoscere la Madonna con le sante Maria Maddalena e Maria di Betania, mentre nei quattro ovali più piccoli gli angeli portano simboli quali la corona, il globo, la ghirlanda di fiori, il cilicio, la sferza e la corona di spine.
L’analisi stilistica degli affreschi, malgrado lo stato di conservazione e alcune ridipinture, permette di constatare come l’artista fiorentino abbia realizzato nel ciclo per la chiesa di Santa Teresa una sintesi fra i modi gherardiniani – evidenti soprattutto nel grande riquadro e nella Santa Teresa in estasi – e la correttezza del disegno bolognese di matrice dalsoliana che contraddistingue l’elaborazione plastica delle figure delle Virtù.