- Titolo: Alpi di Succiso viste da Vairo
- Autore: Camillo Scaramuzza
- Data:
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 95 x 135
- Provenienza: ignota; in deposito presso il Comando Legione Carabinieri dal 1969
- Inventario: Inv. 595
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Nipote del più celebre Francesco (Sissa, Parma 1803-Parma 1886), Camillo Scaramuzza frequentò dapprima la Scuola di paesaggio presso la locale Accademia di Belle Arti dal 1857, quindi i corsi di Ornato elementare e superiore, ottenendo una menzione nel 1861 per il Paesaggio di seconda classe, che consisteva nella copia di un dipinto.
L’anno successivo vinse una medaglia d’oro per il Paesaggio dal vero, con una veduta del borgo del Naviglio di Parma.
Lo Scaramuzza avviò la propria carriera espositiva nel 1863 sebbene fosse già presente alle mostre della Società di Incoraggiamento a partire dal 1861. Un’attività frenetica la sua, se si considerano anche i settori dell’Ornato e della Scenografia, peraltro ancora da indagare, mentre risulta meglio documentata la partecipazione a numerose esposizioni: a cominciare dalla Mostra Industriale Provinciale nel 1866 alla quale presentò le Alpi di Succiso viste da Vairo, tela che ripropose alla Mostra Nazionale (1870) unitamente a Un mattino sugli Appennini, Un temporale sul torrente, Il canale Naviglio in Parma (Zibello, Palazzo del Comune); alle mostre di Bologna nel 1867, di Parma nel 1870, di Milano nel 1872, di nuovo a Parma nel 1879.
Le Alpi di Succiso viste da Vairo è un interessante dipinto dal tono trasparente, nel quale paiono affiorare reminiscenze della pittura di Enrico Sartori e di Luigi Marchesi.
Concepita come studio dal vero di vaste dimensioni, la tela assegna un ruolo discreto, non invadente, alla parentesi narrativa del gruppo di animali, allestite in una pacata scena di genere. L’attenzione ai modi del primo Naturalismo lombardo impronta la tela e affiora nella resa sintetica delle figure, quella sdraiata in primo piano e quella della contadina. Paesista di successo fra quanti operarono a Parma nel secondo ’800, Scaramuzza è pittore discontinuo che alle vedute di ampia luminosità alterna altre giocate su una tavolozza di tinte cupe (Copertini 1971, p. 128). Esibiti contrasti chiaroscurali caratterizzano invero alcuni suoi lavori, come l’intensa Vallata del torrente Baganza (1872) in collezione Cassa di Risparmio di Parma (Le collezioni… 1994, cat. 80, pp. 70, 71), mentre i dipinti degli Anni ottanta del secolo si qualificano in virtù di una declarata attenzione alla pittura di macchia toscana, forse influenzato dalle opere di Giovanni Fattori che nel 1870 espose a Parma. La pennellata e le campiture cromatiche impiegate in alcune sue opere a partire dagli Anni settanta (Il circo in una piazza di paese, 1871; Studio dal vero presso Fiorenzuola, 1870) denunciano l’avvenuta acquisizione della “macchia” toscana.