- Titolo: Adorazione dei pastori
- Autore: Anonimo cretese-veneziano
- Data: Fine del XVI-inizi del XVII secolo
- Tecnica: Tempera su tavola
- Dimensioni: 54 x 45,5
- Provenienza: ignota; già in Galleria nel 1874
- Inventario: GN890
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Dal Medioevo a Leonardo Ala Ovest
L’Adorazione dei pastori, tema diffuso nelle botteghe “veneto-cretesi” (Rizzi 1976), è focalizzata a ottica ingrandita secondo modalità che uniscono il retaggio bizantino a prassi esecutive della pittura veneta più o meno coeve alla redazione della tavola. I personaggi si stagliano in primo piano sullo sfondo di una capanna, naturalisticamente proposta nel tetto di paglia e animata dalla presenza dell’asino e del bue, entro un fondale convenzionale giallo chiaro appena arricchito da qualche striatura di luce.
Del tutto occidentale è il velum avorio intenso appoggiato ai capelli castano-ramati della Vergine, inferiormente fuso col manto più intenso e decorato con stelle, mentre nella tunica porpora listata in oro si conserva un ricordo del maphorion purpureo bizantino.
Ad una descrittività concreta e contingente, e quindi del tutto occidentale, possono essere riportate scelte lessicali come l’immagine del Bambino biondo e ricciuto che giace ignudo su un giaciglio di paglia ricoperto da un panno avorio, il baculum marrone cui si appoggia Giuseppe, ma anche la continua ricerca tridimensionale della raffigurazione, dagli esiti non sempre felici. Anche la gamma cromatica in cui accanto al verde cupo ritornano con frequenza il senape intenso, il legno rosato e il rosa spento, tutti variegati nella tonalità e stesi con pennellate larghe e sovrapposte, risente di una prassi di stampo bassanesco (AA.VV. 1981).
Plasticamente solidi, accurati e veramente riscaldati dal colore sono i volti di Giuseppe, non esente da manierismi e compiacimenti decorativi soprattutto nella chioma brizzolata, e quello del pastore bruno ricciuto di schiena; meno incisivo è quello del giovane pastore che si leva il cappello, modulato con impressionante specularità su quello della Vergine.
Oltre ai riscontri compositivi e redazionali delle immagini in ambito veneto, l’analoga raffigurazione della Natività nell’altarolo della Galleria Estense di Modena e quella della tavola in collezione privata di Milano, dovute alla mano di Domenikos Theotokopoulos (El Greco), fondono con sicurezza esecutiva modi pittorici sia del contesto veneto che di quello cretese (AA.VV. 1981).
I confronti con le numerose tavole più vicine per distribuzione e resa delle presenze sceniche nella collezione del Museo Nazionale di Ravenna (Angiolini Martinelli 1982) accanto a considerazioni sulla costruzione ancora salda e plastica dei personaggi orientano per una datazione tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo.