L’iconografia ha origini quattrocentesche, appunto della sfera botticelliana, che saranno poi rivisitate nella scuola di San Marco da Fra Bartolomeo e dai suoi seguaci: cioè proprio nell’ambiente cui approda il Bugiardini dopo il suo primo apprendistato col Ghirlandaio, morto nel 1494.

Che il “battesimo” dato al tondo dal marchese Tacoli Canacci nel cartellino a tergo fosse troppo ambizioso (Ricci lo declassò a “Scuola”, Quintavalle a “toscano del XVI secolo”) fu presto riconosciuto, ma nessun nome è stato sostituito a quello di Fra Bartolomeo. Devo ad Anna Padoa Rizzo l’indicazione di una forte affinità con l’Adorazione dei pastori che si trova in una delle cappelle Frescobaldi nella chiesa fiorentina di Santo Spirito (foto Alinari 4121) e che Laura Pagnotta (1987, pp. 22-24) ritiene prima opera del Bugiardini giovane. Essa aveva una vaga attribuzione alla scuola del Botticelli ed è da datarsi intorno al 1495, in concomitanza con la pala della cappella Castellani in Santa Croce (ora nella cappella Medici) dello stesso soggetto e di attribuzione tradizionale.

Il dipinto è da identificare col “tondo in tavola rappresentante la Madonna che adora Gesù bambino, in dietro san Giuseppe” per cui il marchese chiese e ottenne licenza di esportazione dal granducato di Toscana il 18 settembre 1790 in un gruppo di 460 quadri. La licenza (Archivio Gallerie Fiorentine [AGF], filza XXIII a 30, n. 27; il quadro è il n. 265 del secondo elenco) specificava che i quadri erano stati “sigillati col sigillo rappresentante la regina dell’Api”, forse connesso alla nota impresa di Ferdinando I de’ Medici col motto MAIESTATE TANTUM e che figura infatti su altri quadri pervenuti in tale modo alla Galleria di Parma. Questo vi figurò dal 1821: ritirato poi nel guardamobili ducale, le fu ridato dal Demanio nel 1865. Manca oggi all’opera l’elaborata cornice in ebano con teste di putti in bronzo descritta nell’inventario Tacoli Canacci presso la Soprintendenza (ms. 145, n. 192) e visibile, benché malamente, nella foto Alinari 15489; mandata in deposito nel 1938 al Ministero degli Affari Esteri, risulta dispersa.

Iscrizioni: sul retro, cartellino “N. 192. Frate Bartolomeo di S. Marco Domenicano al Secolo Baccio della Porta di Prato… 1469 +1517”, e tre numeri antichi: 619 nero, 264 grigio barrato nero, (43) su targhetta metallica.

Scheda di Silvia Meloni Trkulja tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.