Separato da un fondale che divide il primo piano dal paesaggio quieto e luminoso al di là della finestra centinata, l’episodio evangelico è interpretato da Garofalo con semplicità e attenzione al dato naturalistico: la Vergine inginocchiata a mani giunte davanti al piccolo Gesù adagiato su un pannicello bianco che copre la paglia della mangiatoia.

La descrizione dei particolari degli abiti e dei volti, quasi dei ritratti, dei pastori e di San Giuseppe è resa in modo realistico. Lo sguardo di quest’ultimo è rivolto verso l’alto dove, in un’aureola di luce, tre angeli cantano lodi a Dio; la sua robusta figura, quasi avvitata su sé stessa, è un dettaglio che si discosta rispetto dalla impostazione narrativa più equilibrata e formale della scena e risente dei modi espressivi più eccentrici di Dosso Dossi già presente sulla scena ferrarese dal 1513 come pittore ducale. Il paesaggio collinare sullo sfondo, animato da una scenetta pastorale, invece risente maggiormente della cultura figurativa veneta frequente nelle opere di Garofalo di analogo soggetto.