- Titolo: Adorazione dei magi
- Autore: Anonimo cretese-veneziano
- Data: Inizi del XVII secolo
- Tecnica: Tempera su tavola
- Dimensioni: 54 x 44,9
- Provenienza: ignota; già in Galleria nel 1874
- Inventario: GN886
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Dal Medioevo a Leonardo Ala Ovest
L’Adorazione dei Magi è raffigurata con immediatezza gestuale e compiacimenti descrittivi e favolistici (Rizzi 1976) entro un fondale convenzionale che accentua la grande colonna alle spalle della Vergine. Modesti anche se di immediatezza comunicativa sono i tentativi di articolazione atmosferica nel cielo grigio-giallognolo, nelle fronde verdi che spuntano da una costruzione in mattoni, nella redazione enfatica della base della colonna stessa.
I rossi-ambrati, i verdi reseda, i gialli senape scuro, i marroni chiari rosati, pur in un ambito pittorico che può essere ancora definito “veneto-cretese”, inseriscono la tavola nel filone più occidentale della tipologia di cui rimane con moderate varianti una ricca produzione sia nell’ambito latamente indicabile come italiano (Angiolini Martinelli 1988) che in quello greco (Papageorghiou 1983). Proprio in quest’ultimo lo schema iconografico ha comunque un preciso antecedente nella tavola di Domenikos Theotokopoulos (El Greco) al Museo Benaki di Atene (Bouras 1987).
Scelta e redazione del costume della Vergine, il suo volto definito in modo naturalistico, l’immagine plastica del Bambino che regge fra le braccia appena avvolto da un manto rosato decorato con stelle d’oro, i volti – più convenzionali – di Giuseppe e del re cinto da corona in alto confermano le scelte lessicali dell’iconografo. Ad esso deve essere comunque riconosciuta una felice predisposizione alla descrizione dei particolari, da quelli favolistici dei costumi dei Magi e dell’inserimento dei due bimbi, uno bianco e uno nero, del loro seguito, al gusto un poco elementare per le rispondenze cromatiche all’interno della tavola stessa. L’esecuzione complessiva è omogenea, con un’attenzione appena maggiore ad alcune mani e alcuni volti.
Legata per la saldezza tipologica, la proporzione generale dell’immagine e il tono decisamente veneto ad alcuni dei numerosi esempi della collezione del Museo Nazionale di Ravenna (Angiolini Martinelli 1982), pur in diverse accentuazioni di stile proprio per questi stessi elementi, come mostrano immagini immediatamente posteriori (Bianco-Fiorin 1975; Angiolini Martinelli 1984), non oltrepassa gli inizi del XVII secolo.