• Titolo: Adige a Verona
  • Autore: Giacomo Gemmi
  • Data:
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: 156 x 102
  • Provenienza: vinto alla Società di Incoraggiamento e donato da Sua Maestà il re alla Galleria nel 1887; in deposito presso la Prefettura di Parma dal 1945
  • Inventario: Inv. 1038
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Figlio di Ercole e Ildebranda Gervasi, il piacentino Giacomo Gemmi a quarantun’anni compì il noviziato nel convento dei Minori Osservanti per entrare nell’ordine religioso (“Libertà”, 8 gennaio 1886). Difficile ricostruire il curriculum studi dell’artista, che studiò all’Accademia di Belle Arti di Parma, quindi a Verona ove espose alcuni suoi quadri (1884) e a Venezia.
Nell’esposizione del 1887 presentò “alcuni quadri riuscitissimi” (Scarabelli Zunti, fine del XIX secolo). Fra il 1904 e l’ottobre dell’anno successivo il Gemmi decorò la cappella del Crocifisso nella chiesa di Sant’Antonio a Bologna adottando stilemi neoquattrocenteschi (BC Passerini Landi, Piacenza, Schede Rapetti, ms. ad vocem).
La bella tela della Galleria, firmata in basso a destra, fu vinta alla Società di Incoraggiamento dal re, e fu donata alla Pinacoteca nell’ottobre 1887 (Ricci 1896).

È una luminosa veduta dell’Adige a Verona, in prossimità della chiesa di Sant’Anastasia. Una quinta architettonica di modeste case dai balconi fioriti chiude prospetticamente la veduta a destra, ove è attraccato un barcone sul quale alcuni uomini stanno caricando legna. Dalla quinta architettonica sulla sinistra del dipinto, si stagliano contro il cielo una altana, una torre campanaria e la cupola di una chiesa. Per i paesaggisti veronesi la maggiore attrazione era offerta dal panorama locale anima del genius loci, la città e i dintorni che i pittori del ’700 non riuscirono a riprendere nelle loro tele d’Arcadia.

Il genere paesaggistico fu sollecitato a Verona dalla committenza della nuova borghesia. Uno dei nomi di punta era quello del bergamasco Pietro Ronzoni che praticava sia il paesaggio libero, sia la veduta vera e propria. I suoi paesaggi incontrarono ampi consensi a Verona, in un momento “quasi vuoto per il genere paesistico”. Al filone ronzoniano della veduta vera e propria pare ispirarsi la bella tela del Gemmi, che riprende con un taglio un po’ più ravvicinato la Veduta di Sant’Anastasia dall’Isolo (1818) della collezione Banca Popolare di Verona. Un vedutismo cui non è estranea l’influenza del veronese Giuseppe Canella, autore di paesaggi d’arcadia neoclassica, inizialmente privi di indicazioni di localizzazione topografica.

Bibliografia
“Libertà”, 8 gennaio 1886;
Pigorini 1887, 1038;
Ricci 1896, p. 171;
Scarabelli Zunti, Documenti…, fine del XIX secolo, vol. X, c. 55;
“Il Progresso”, 21 agosto 1904;
Thieme – Becker 1920, vol. XIII, ad vocem;
Sorrentino 1931b, p. 22;
Comanducci 1962, vol. II, ad vocem;
Dizionario… 1974, vol. V, p. 317
Anna Coccioli Mastroviti, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.