- Titolo: Achille affronta il fiume Scamandro
- Autore: Antoine Gibelin-Esprit
- Data: 1770 (I premio)
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: 97 x 147
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti
- Inventario: Inv. 944
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Pittore, scultore, medaglista, scrittore, Antoine Gibelin-Esprit studia con Claude Arnulphi ad Aix-en-Provence e con Jean-Baptiste Coste, paesaggista, all’Ecole des Beaux-Arts di Marsiglia. Cultore dell’antico, appassionato lettore dei testi classici (Eméric – David 1853, pp. 203-206) nel 1761 arriva a Roma (Scottez-De Wambrechies 1996, pp. 595-596) ed entra in contatto con l’ambiente artistico dell’Accademia di Francia. Vicino ai pittori educati al nuovo classicismo di Mengs e Gavin Hamilton, si lega in particolare allo scultore svedese Tobias Sergel (1740-1814), con il quale inaugura un interessante sodalizio artistico fondato sull’amore per l’arte classica e sull’interpretazione gioiosa, sensuale e “pagana” dell’antico (Cederlöf 1979, pp. 169-178).
Nel 1770 vince il primo premio per la Pittura al concorso di Parma con un’opera che sintetizza bene le ricerche estetiche dei suoi anni italiani: Gibelin rappresenta lo scontro fra Achille e il fiume Scamandro (Iliade, libro XXI, vv. 173-304) scegliendo un’impaginazione monumentale che lascia emergere i protagonisti principali in primo piano, potentemente, come scolpiti dal suo disegno vigoroso, “all’italiana”, mentre gli elementi secondari arretrano sul fondo costruito in modo articolato, per piani spezzati e sovrapposti. L’attenzione (anche cromatica) del pittore è infatti tutta concentrata sullo slancio eroico di Achille (vicinissimo a quello del Menelao di Sergel del 1768-1769; cfr. Josephson 1959, I, pp. 115-118) e sulla bella figura di Scamandro, evidentemente modellato sull’esempio delle statue romane di fiumi.
I giudici del concorso di Parma, in genere molto lucidi nella lettura delle opere, questa volta, pur cogliendo la forza espressiva delle figure, suggeriscono al pittore “una piĂą rigorosa esattezza nei piani” (Pellegri 1988, p. 86), travisando l’ardita scelta spaziale e compositiva di Gibelin, riproposta, nel 1772, a Roma, dall’artista scozzese Alexander Runciman (1736-1785), in un disegno con lo stesso soggetto (National Gallery of Scotland). Runciman – che aveva visto nell’atelier romano di Sergel il disegno preparatorio per l’Achille che Gibelin aveva donato all’amico scultore (ora al Nationalmuseum di Stoccolma; cfr. The art… 1987, p. 170) – estremizza l’approccio ancora “letterale” del pittore francese al tema omerico per costruire una scena turbolenta e visionaria, aggiornata sulle contemporanee ricerche estetiche di FĂĽssli, in Italia dal maggio del 1770 (The Fusely… 1979, pp. 10-11).
Desideroso di partecipare al concorso di Parma già nel 1763 (Archivio dell’Accademia di Parma. Carteggio 1763-1768, lettera n. 36), Gibelin accoglie con entusiasmo la notizia della vittoria e, lusingato dall’idea d’aver incontrato l’approvazione di “un ceto di professori così rispettabili” (Archivio dell’Accademia di Parma. Carteggio 1768-1804, lettera n. 4), scrive al conte Rezzonico (Archivio dell’Accademia di Parma. Carteggio 1769-1802, lettera n. 9) per ribadire la sua disponibilità a prendere parte alle commissioni giudicatrici dei concorsi di Pittura. Di fatto il pittore non collaborerà mai con gli Accademici parmensi e nel 1771 sceglierà di trasferirsi a Parigi dove eseguirà una serie di affreschi a monocromo (École de Chirurgie, École Militaire) ricchi di suggestioni stilistiche tratte da Polidoro da Caravaggio e Giulio Romano. “Membre de l’Institut de France” a partire dal 1795, ricoprirà la carica di direttore di una scuola di pittura a Versailles, esponendo solo raramente al Salon (Parigi 1795, 1804, 1806). Nel 1808 ritornerà ad Aix per occuparsi della riorganizzazione dell’Accademia e per dedicarsi alla stesura dei suoi scritti sull’arte antica (fra gli altri il Mémoire sur la statue antique surnommée le Gladiateur Borghese, 1808).