Veleia
Attualmente in territorio piacentino, ma all’epoca facente parte del Ducato di Parma, la città romana di Veleia è tornata alla luce a partire dal 1760, quando il duca don Filippo I di Borbone, rivaleggiando con il fratello Carlo III che in quegli stessi anni cominciava l’esplorazione di Pompei, diede avvio agli scavi ufficiali. Pochi mesi dopo fondò, per accoglierne gli straordinari reperti, il Ducale Museo di Antichità, oggi Museo Archeologico Nazionale di Parma.
La città
Fondata nel 158 a.C., la città è tuttavia giunta fino a noi nell’aspetto che assunse in età imperiale: tracce delle fasi più antiche fasi sono emerse nei quartieri settentrionali e occidentali. Le indagini archeologiche hanno portato alla luce la piazza del Foro, chiusa sul lato sud dalla basilica civile, un impianto termale di età imperiale, e aree residenziali.
La città era dotata di un complesso sistema di raccolta e distribuzione dell’acqua, che dalla grande cisterna (il castellum acquae) posta a monte degli edifici veniva convogliata a valle e distribuita ai diversi impianti idrici, testimoniati dal rinvenimento di tubazioni (fistulae) in piombo, sifoni in bronzo, bocche di fontane.
Il ciclo statuario giulio-claudio
Allineate sul podio addossato alla parete di fondo della basilica, le dodici statue in marmo lunense raffiguranti i membri della famiglia imperiale giulio-claudia furono collocate per celebrare la lealtà politica della piccola comunità. Il ciclo statuario documenta la diffusione in Italia settentrionale del culto della dinastia giulio-claudia e della propaganda ad esso legata. Nel caso di Veleia il rapporto con la corte è reso particolarmente stretto dalla figura di L. Calpurnio Pisone, fratello di Calpurnia moglie di Giulio Cesare e patrono della cittadina.
Il ciclo appare realizzato in più tempi. Durante l’impero di Tiberio fu eretto il primo gruppo, costituito dall’immagine dell’imperatore accompagnata dai ritratti di Augusto e della moglie Livia, madre di Tiberio; da quelli dei due Drusi, Maggiore e Minore, rispettivamente fratello e figlio dell’imperatore, nonché da quello di Lucio Calpurnio Pisone il Pontefice, cognato di Cesare e patrono dei Veleiati, probabile promotore dell’iniziativa. Un secondo gruppo comprende la statua di Caligola, a cui dopo la damnatio memoriae è stata sostituita la testa con quella di Claudio, e quelle della sorella Drusilla e della madre Agrippina maggiore.
Di un terzo gruppo fanno parte il ritratto di Claudio posto sulla statua di Caligola; quello dell’ultima moglie di Claudio, Agrippina Minore, nonché l’immagine del figlio ancora bambino di quest’ultima, Nerone.
Da ultimo la statua di loricato la cui identificazione è ancora controversa: gli studiosi si dividono tra Germanico, e in questo caso la statua sarebbe pertinente alla prima fase del ciclo, e Domiziano. La testa risulta comunque rilavorata, forse in onore di Nerva.
La Tabula Alimentaria
La tabula alimentaria traianea è la più grande iscrizione d’epoca romana a noi nota (1,38 m di altezza per 2,86 di larghezza). Fu scoperta casualmente nel 1747 durante i lavori di sistemazione di un campo: smembrata e venduta per la fusione dall’arciprete di Mucinasso (PC), i pezzi furono recuperati, ricomposti e restaurati nel 1817. La scoperta diede l’avvio agli scavi che nel 1760 portarono alla luce le rovine di Veleia.
L’iscrizione contiene le disposizioni dell’imperatore Traiano per l’istituzione di un prestito ipotecario (Alimenta), un provvedimento preso nel 103 dall’imperatore Traiano in favore dei bambini bisognosi dell’Italia romana. Traiano prelevò personalmente dei fondi dal suo patrimonio e li diede in prestito ai proprietari agricoltori dei vari municipi d’Italia, chiedendo un interesse del 5% per alimentare il fondo e garanzie sotto forma di ipoteche sui terreni. I soldi degli interessi vennero poi usati per il mantenimento di bambini bisognosi, garantendo un flusso continuo negli anni per dar loro un futuro. Il testo riporta, in sei colonne, due serie di obbligazioni per un totale di 1.044.000 sesterzi. Le rendite venivano distribuite in natura o contanti a 246 ragazzi e a 35 ragazze. La descrizione delle obbligazioni comprende: il nome del proprietario del fondo, il nome dell’intermediario incaricato della descrizione, la stima del valore delle proprietà, la somma corrisposta, il nome della proprietà e di due confinanti, l’uso del suolo, la collocazione. Questa grande mole di dati offre uno spaccato dell’organizzazione agricola del territorio nel II secolo.
I bronzi figurati
Di notevole qualità i bronzi figurati prodotti per la maggior parte da officine localizzabili nell’Italia settentrionale, tra cui la testa di imperatore (probabilmente Antonino Pio) in bronzo dorato, la Vittoria alata (I secolo d.C.), sicuramente parte di un monumento onorario e la statuetta votiva dell’Ercole Ebbro (II secolo d.C.), con dedica di L. Domizio Secundione.
Lo spazio privato
Elementi di arredo, vasellame e oggetti di ornamento consentono di ricostruire il buon tenore di vita della città. Dalle domus, spesso dotate di finestre con infissi in legno e lastre di vetro, provengono mosaici pavimentali e suppellettili di pregio. Di qualità particolarmente alta sono i numerosi oggetti in bronzo prodotti in diverse aree dell’impero, come il busto femminile entro clipeo circolare, l’applique con busto di guerriero o il piede di mobile con guerriero in combattimento (realizzate in Norditalia), la brocca in bronzo ageminato d’argento (I secolo a.C.) proveniente dall’Italia meridionale, e le appliques per letti funerari con busto di sileno e di giovane importate dal Mediterraneo orientale. Gli agi e i lussi quotidiani si esprimevano anche negli oggetti per la cura del corpo: unguentari e balsamari in vetro; strigili per detergersi; spatole, pinzette e oggetti da toeletta in genere. Fibule, anelli, spilloni rappresentavano gli indispensabili ornamenti per le vesti e le pettinature.
Non può mancare, infine, la testimonianza dei culti domestici. In tutte le abitazioni romane, infatti, erano sempre presenti piccoli altari (larari) per il culto degli antenati e delle divinità protettrici della casa, i lari. Nella piena età imperiale si afferma, poi, la venerazione della dea egiziana Iside spesso identificata con la dea Fortuna.
Approfondimenti
- Veleia a Parma. Breve guida alla sezione (a cura di Roberta Conversi) [scarica Adobe PDF XX Mb ca.]