Sala del Trionfo: le arti decorative
Nel 1545, l’istituzione del ducato fece di Parma un centro di produzione degli oggetti d’arte, veri e propri strumenti di propaganda finalizzati a reiterare nella vita materiale del ducato i concetti aulici contenuti nelle arti maggiori. Anche in questo ambito, i Farnese guardarono a Roma e a Firenze, così come alla Spagna, alle Fiandre e all’area Franco-Tedesca mentre con l’elezione a duca, nel 1749, di Filippo di Borbone-Spagna, genero di Luigi XV, le residenze ducali si arricchirono di arredi rococò provenienti dalla Francia, in particolare dalla reggia di Versailles. La duchessa Luisa Elisabetta, figlia di Luigi XV, inoltre fece giungere a Parma artisti e artigiani per riallestire le residenze ducali, svuotate nel 1734 da Carlo di Borbone trasferitosi a Napoli con tutte le raccolte farnesiane.
A metà Settecento, il ritorno al classico trovò nuova linfa nelle scoperte archeologiche, le quali influenzarono le arti applicate quali repertorio di forme per l’attività artigianale. In quegli anni Parma si distinse per il clima illuminista, con un ambiente artistico in stretto contatto con i mercanti, facendo brillare in Europa le creazioni manifatturiere.
Nell’Ottocento, Carlo III di Borbone promosse l’importazione di mobili di ogni provenienza, secondo il nuovo gusto per l’eclettismo, finchè l’annessione al Regno d’Italia comportò il trasferimento dei pezzi più prestigiosi nelle diverse residenze sabaude, incluso il Quirinale (lo scrittoio del Presidente della Repubblica proviene da Colorno). Con la nascita del Complesso e secondo una visione non più gerarchica delle produzioni artistiche permessa dalla nozione di “cultura materiale”, l’azione museologica si estende oggi anche agli oggetti d’arte, gli accostamenti delle diverse arti ricostruendo un contesto agli eccezionali manufatti, con particolare cura per la Fabbrica reale di ceramica fondata nel 1753 e solo recentemente riscoperta.
Protagonista di questa sala è lo splendido Trionfo da Tavola dello scultore catalano Damià Campeny caratterizzato da elementi allegorici che rappresentano lo scorrere del tempo e il ciclo della natura. Realizzato nel 1803, è realizzato con marmi, pietre dure e bronzi dorati.
Questo apparato decorativo dialoga con i severi armadi farnesiani, le consolles dorate dell’architetto Ennemond-Alexandre Petitot e gli affreschi dei maestri attivi a Parma dal XVI al XVIII secolo. Gli accostamenti rievocano il fascino degli ambienti di corte, caratterizzati dalla convivenza dialettica delle diverse arti, in sintonia con il gusto europeo.
Crediti fotografici
Giovanni Hänninen