Parma al tempo dei Farnese
Parma, Firenze, Roma: le arti al tempo dei Farnese
Nel 1500 tramontò la signoria di Milano su Parma e, grazie ad Alessandro Farnese, vescovo della città dal 1509 al 1534, si aprì una fase di avvicinamento dapprima a Firenze, poi a Roma, sancita dall’assoggettamento allo Stato della Chiesa. Diventato papa con il nome di Paolo III, a lui si dovette, nel 1545, la nascita del ducato, conferito al figlio illegittimo, lo spietato Pier Luigi.
Lo spostamento dell’orbita verso l’Italia centrale – fenomeno comune a tutta l’Emilia – rifluì anche nel gusto artistico. I soggiorni parmensi stimolarono il mecenatismo del cardinale e influenzarono le scuole locali. Parma passava sotto il giogo di Roma e un anno dopo, nel 1522, Correggio affrescava la celebre Incoronata in cui risuona l’esempio delle stanze di Raffaello. Echi delle esperienze romane traspaiono anche nella Schiava turca di Parmigianino.
È del 1520 il ritratto tutto romano di Ludovico Orsini di Francesco Salviati, ma vent’anni più tardi la stessa iconografia imperiale ricorreva nella rappresentazione di Alessandro Farnese abbracciato dall’allegoria di Parma, opera di uno dei più brillanti artisti locali, Girolamo Mazzola Bedoli.
All’ombra dei principali artefici della scuola parmigiana operarono infine altri maestri: Francesco Maria Rondani e Michelangelo Anselmi. Mentre a Roma si andava formando una quadreria con dipinti di El Greco, Tiziano, Raffaello, Giorgione, gli inventari parmigiani del 1587 registrano dunque l’importanza dei nuovi duchi nella promozione della scuola emiliana, esaltata alla posterità e al pubblico del Grand Tour grazie al posto occupato nella celebre Collezione Farnese.
Credits fotografici
Giovanni Hänninen