La pittura veneta 1600-1700
L’antica propensione di Parma a frequentare la pittura veneta si manifestò anche nel ‘700, come dimostrano i tre dipinti dei veneziani Pittoni, Tiepolo e Piazzetta, incaricati dai frati Cappuccini di realizzare le pale d’altare per la chiesa di Santa Maria Maddalena, l’antico mausoleo dei duchi Farnese, soppressa nel 1810 sotto la dominazione napoleonica.
Nella Maddalena penitente che adora il crocifisso, Pittoni dipinge una figura tipicamente settecentesca in cui si fondono la plateale manifestazione di dolore con l’eleganza formale della posa e le delicate cromie delle vesti. Nel dipinto di Tiepolo con i Santi Fedele da Sigmaringen e Giuseppe da Leonessa che calpesta l’Eresia, martiri cappuccini canonizzati da Benedetto XIV nel 1746, la composizione monumentale ed equilibrata è uno degli esiti più alti del suo periodo maturo. Capolavoro riconosciuto dell’arte del Piazzetta è l’Immacolata Concezione e angeli dove i toni bruni dello sfondo, tipici delle sue opere, si fondono con quelli più tenui del panneggio della veste della Vergine.
Monumenti e rovine antiche, giochi di colore sull’acqua dei canali e una folla di personaggi dell’epoca animano invece i cosiddetti “capricci” dei vedutisti veneti. Il celebre dipinto di Canaletto, Capriccio con edifici palladiani, fu acquistato a Venezia da Maria Luigia e donato da lei stessa alla Galleria. In uno scorcio della città lagunare dominano tre edifici dell’architetto Andrea Palladio: la Basilica e il Palazzo Chiericati di Vicenza, ancora oggi esistenti, e il Ponte di Rialto qui riprodotto sulla base di un progetto mai realizzato. Provengono dalla collezione Sanvitale i quattro capricci architettonici di Bernardo Bellotto, nei quali, con definizione quasi fotografica, vengono assemblate architetture antiche ed edifici romani in composizioni fantasiose di grande impatto scenografico, quasi fossero una moderna ricostruzione virtuale che dal barocco già prelude al neoclassicismo.