La pittura dell’impero spagnolo
Alla fine del Medioevo andò diffondendosi nella pittura spagnola un genere iconografico di lungo successo, detto “Apostolado”, che consistette nella rappresentazione dei 12 apostoli con i loro attributi e che nella versione qui esposta di Bartolomé Esteban Murillo trova in Pilotta uno dei suoi esempi più rari e più intensi.
Tale tipologia, che si sviluppò considerevolmente al momento della riforma per rafforzare il credo religioso e il dogma cattolico durante l’opera di predicazione finì, con la pletora dei singoli attributi, per conferire un archetipo sacro alla divisione della società feudale in corporazioni, come si può vedere ancora in questa serie seicentesca. Di eguali dimensioni, gli Apostoli sono raffigurati realisticamente e a mezza figura, ognuno col proprio simbolo: San Pietro con le chiavi, San Paolo con la spada, Sant’Andrea con la Croce che porta il suo nome, San Giacomo maggiore con la conchiglia e il bordone, San Giovanni Evangelista con la coppa a forma di calice, San Tommaso con la lancia, San Giacomo minore con il bastone a forma di mazza, San Filippo con la Croce, San Bartolomeo con il coltello, San Giuda Taddeo con la squadra, San Simone con la sega, San Matteo con l’alabarda.
I personaggi, leggermente aureolati esprimono serenità ed emergono dal fondo neutro mentre le vesti, modellate sulla gamma di tonalità calde e a contrappunto, conferiscono loro una certa imponenza.
Altro esempio significativo della qualità raggiunta dalla pittura spagnola del Seicento è il dipinto che raffigura Giobbe seduto con lo sguardo rivolto verso il cielo, una mano sul petto e l’altra che tiene un frammento di tegola, suo simbolo, colto in un atteggiamento di profonda meditazione e di mistico raccoglimento. La sobrietà della composizione, la scelta cromatica tutta giocata sui toni dell’ocra e lo sfondo neutro mettono in risalto la figura scarna del vecchio, intensificando la drammaticità della scena di notevole forza espressiva.
Crediti Fotografici
ph. Giovanni Hänninen