Il Fondo Parmense
Il Fondo Parmense costituisce indubbiamente l’insieme più cospicuo di raccolte della Biblioteca, essendo la memoria storica dell’incremento del patrimonio bibliografico, manoscritto e a stampa, nonché documentario e artistico della Biblioteca fin dalla sua istituzione. Con questo termine infatti si indicano, indipendentemente dalle diverse collocazioni attribuite nel tempo, tutte le acquisizioni entrate nell’Istituto per libera scelta dei bibliotecari che si sono succeduti nel corso dei secoli, a partire dal patrimonio iniziale, risultato dell’attività, della ricerca, della lungimiranza intellettuale di Paolo Maria Paciaudi.
Di questo nucleo iniziale non si può non menzionare il fondo spagnolo del “Siglo de oro”: la raccolta di opere di Lope de Vega e Comedias de diferentes autores. La prima si compone di 47 volumi che contengono 124 opere manoscritte e 267 a stampa, la seconda di 87 volumi che raccolgono 800 testi, alcuni dei quali ancora da attribuire con certezza.
Il successore del Paciaudi, Ireneo Affò, storico e letterato, pur con minori risorse economiche, riusciva ad acquisire la libreria del chirurgo Antonio Galli, il Gridario degli Stati parmensi ed altri libri tra cui testimonianze di cose patrie del capitano Giuseppe Ferrari. Ma è in particolare durante la lunghissima direzione di Angelo Pezzana, dal 1804 al 1862, che numerose raccolte organiche vengono acquisite dalla Biblioteca. Solo per citarne alcune: una prima raccolta di 200 stampati bodoniani, che si arricchirà. a partire dal 1843, dell’eredità Bodoni, compresi le lettere, i punzoni e le matrici; i fondi dei monasteri soppressi, detti fondi conventuali; la fondamentale Libreria di Giovanni Bernardo De Rossi, professore di lingue orientali nella facoltà teologica dell’Università di Parma dal 1769 al 1821.
Vanno poi ricordate le raccolte di manoscritti e libri a stampa del letterato Michele Colombo e del suo allievo Giovanni Bonaventura Porta, e la biblioteca dell’erudito e studioso della lingua italiana Bartolomeo Gamba (che vennero però disperse su più collocazioni). E occorre far menzione del fatto che, già dalla fine del 1814, la Biblioteca godeva del diritto a 2 copie di quanto veniva stampato in Parma e Guastalla.
Altre due grandi raccolte entrano in Biblioteca nel XIX secolo. Nel 1828 la sovrana Maria Luigia acquistava dall’incisore e pittore Paolo Toschi, per donarla alla Biblioteca, la raccolta Ortalli di stampe e disegni, comprendente 40.000 incisioni a testimonianza dell’arte tedesca, italiana, fiamminga, francese dei secc. XV-XIX . A questo corpus di incisioni si aggiunsero in seguito nove volumi di ritratti francesi raccolti da Pietro Antonio Martini, e i 1067 pezzi della Raccolta Balestra.
Il Fondo Palatino
L’incremento più cospicuo si ebbe poi con l’acquisizione, voluta dal governo italiano nel 1865 del Fondo Palatino, che mantiene tuttora questa denominazione. Era la biblioteca privata dei duchi Borbone-Parma, comprendente 1034 manoscritti, molti dei quali miniati, di provenienza italiana, francese, fiamminga, 349 incunaboli, e circa trentamila volumi dei secoli XVI-XIX.
Di notevole interesse è anche la raccolta delle Miscellanee erudite (in folio, in 4°, in 8°), raccolta di opuscoli stampati prevalentemente nel Ducato, dal XVI al XIX secolo.
Fondo Ferrarini
Passando ad altri fondi acquisiti in tempi più recenti, occorre menzionare il Fondo Ferrarini lascito di Mario Ferrarini musicologo e studioso di letteratura drammatica e il fondo Mansueto Tarchioni.
Archivio e la Biblioteca Micheli-Mariotti
Di notevole rilievo, infine, l’Archivio e la Biblioteca Micheli-Mariotti. Le raccolte appartenenti a questo fondo sono il risultato della fusione delle biblioteche e degli archivi personali di Giuseppe Micheli deputato, senatore e ministro, e dello zio Giovanni Mariotti, a lungo sindaco di Parma e anch’egli deputato e senatore.
Il Micheli-Mariotti, coi suoi corpora archivistici minori (Mistrali, Strobel, Mazza, Dal Prato, ecc.), non costituisce comunque l’unico fondo di materiali archivistici e documentali della Biblioteca: si possono citare, tra gli altri, le carte Paciaudi, Pezzana, Affò, e il fondo Moreau de Saint-Méry.
Fondo Misto
Occorre ricordare, infine, che oltre ai manoscritti Parmensi e ai Palatini la Biblioteca conserva un terzo Fondo, detto Misto, meno conosciuto e meno cospicuo degli altri due, che raccoglie circa quattrocento codici. Il Fondo fu costituito per iniziativa di Angelo Ciavarella, direttore della Biblioteca dal 1957 al 1973, il quale riunì in un unico gruppo manoscritti non appartenenti ai due fondi principali.
Il Fondo di cantari moderni consiste in una serie di fogli volanti, su cui sono stampate storie in versi, generalmente a soggetto drammatico o passionale, e fu curata dal poeta dialettale parmigiano Alfredo Zerbini.
Da ricordare infine la donazione dell’industriale Pietro Barilla: la Biblioteca personale di Maria Luigia, costituita da 512 volumi (di genere storico, letterario e di letteratura da viaggio), e comprendente inoltre 184 lettere.