Galleria Petitot

Con il soffitto dipinto a cassettoni e rosoni a chiaroscuro, la Galleria Petitot prende il nome dall’architetto francese Ennemond Alexandre Petitot, cui si devono i disegni degli scaffali di noce, poi realizzati dal Drugmann, che corrono lungo le pareti, di sagoma architettonica, con fiancate e lesene scolpite artisticamente a festoni cascanti di foglie e di bacche di alloro, sormontati da anfore settecentesche. Soltanto qualche anno più tardi, sotto la direzione di Ireneo Affò nel 1791, la Biblioteca si estendeva alla Galleria dell’Incoronata, un tempo sede della quadreria farnesiana.

È l’affresco di Antonio Allegri detto il Correggio a darle il nome. Eseguita dal pittore nell’antica abside di San Giovanni Evangelista, l’Incoronazione della Vergine, ora in Galleria nazionale, fu trasportata dall’abside distrutta nel 1587 in fondo al maestoso corridore con il suo blocco di muro retrostante, da dove fu staccata nel 1937. Vi resta la sinopia, tuttora circondata dalla cornice di Girolamo Magnani.  Alle sollecitudini di Angelo Pezzana e alla munificenza di Maria Luigia si deve una serie di opere, che valorizzano sia l’edificio che il patrimonio in esso conservato, nella prima metà del XIX secolo: l’allestimento della sala De Rossi (1819-1821) con la volta affrescata da Giovanni Battista Borghesi, la costruzione della nuova sala di lettura (1830-1833), su progetto dell’architetto di corte Nicola Bettoli, e la decorazione della camera del bibliotecario,   denominata nel Settecento Camera del camino, ora  sala Dante.

Slide di copertina sezione La Galleria Petitot
ph Giovanni Hänninen

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