Arte a Parma 1300 – 1400

Arte a Parma 1300 – 14002021-05-26T17:56:33+02:00

Arte a Parma 1300 – 1400

A cavallo tra Quattrocento e inizi del Cinquecento gli artisti che si affermano a Parma, pur corrispondendo alle richieste di una committenza religiosa o di una società “gotica” ancora legata alla cultura di corte, cominciano a guardare verso Milano, Venezia e Bologna in cerca di nuovi stimoli. Un esempio significativo è il parmigiano Jacopo Loschi che nella Madonna col Bambino in trono e Dio Padre benedicente, firmata e datata 1471, imposta la struttura del trono creando uno spazio metafisico in cui le figure ritratte sono impreziosite da panneggi di gusto tardogotico: una composizione ricercata in cui evidenti sono i contatti con la pittura lombarda, veneta e bolognese.

Anche l’anonimo maestro attivo nella fortezza di Roccabianca guarda alla Lombardia, testimoniando il nascente mecenatismo dei nobili locali. È solo con la generazione successiva che l’Umanesimo si afferma davvero in città: chiari riferimenti alla bottega dei Bellini emergono nei dipinti di Filippo Mazzola, padre del Parmigianino, in cui si colgono citazioni venete rilette alla luce della cultura cremonese, di cui era esponente il suo maestro Francesco Tacconi.

Nella grande pala di Cristoforo Caselli dipinta per la Cappella del Consorzio dei Vivi e dei Morti in Duomo, datata 1499, lo splendore cromatico, la ricercatezza delle vesti e degli ornamenti, la profusione dell’oro e la nitidezza del disegno costituiscono un repertorio di elementi appresi durante il soggiorno a Venezia tra il 1489 e il 1495. Più eclettica risulta la pittura di Alessandro Araldi che mescola esperienze bolognesi, toscane ed umbre.

Artista di rara raffinatezza è invece Josaphat Araldi che nel San Sebastiano col panneggio accartocciato e quasi marmoreo, rievoca una impostazione prospettica e una visione naturalistica che riflette anche un’apertura verso la pittura nordica.

Crediti Fotografici
ph. Giovanni Hänninen

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