“Traiettorie” con l’Ensemble Recherche

“Traiettorie” con l’Ensemble Recherche

2020-09-01T16:16:21+02:00

Lunedì 01 ottobre 2018
Teatro Farnese di Parma, ore 20:30
Ensemble Recherche

In questo programma chiaramente diviso in due si oppone una contemporaneità spinta – tre pezzi scritti negli ultimi ventiquattro mesi – a tre luoghi musicali dell’ultimo secolo e mezzo (stando un poco stretti), il che mette in conto di rilevare più le opposizioni che le analogie. Non sfuggirà una certa propensione visiva nella musica di Hudry, Quagliarini e Sannicandro. Per dichiarata ammissione da parte di Hudry, che invoca Kandinskij a spirito guida, per evidenza fin dal titolo nei pezzi di Sannicandro e Quagliarini. Considerando la sensibilità del francese Hudry per l’elettronica non stupiscono gli esiti acustici di [Im]pulses, in cui la proiezione di suoni mette in scena un piccolo spettacolo di fenomeni pieni di energia: esplorando impulso e pulsazione, causa efficiente e conseguente del movimento, mette in azione figure musicali che a loro volta diventano supporti di un meccanismo ritmico che costruisce e articola i gesti di ogni strumento. In parallelo alle leggi della fisica, l’energia si libera nello spazio e nel tempo, avviando nuovi processi. È una musica in apparenza forte e stabile, al fondo irregolare e fragile. Mancando comunque una vera e propria ambizione ideologica alla musica di questi anni, il vantaggio è che molti compositori navigano di cabotaggio scoprendo piccoli tesori lungo la riva, persi di vista dai predecessori. È così anche per Sannicandro e Quagliarini, usciti da un percorso di ricerca che privilegia l’impatto emotivo ma non per questo impedisce forti potenzialità comunicative: vedi i segmenti sonori sui quali emergono strappi, colpi di luce, graffi di Tactile Songs II, dando al contempo sensazione di forte matericità e di ambigua sospensione; e vedi gli esiti non così diversi di Murale III, in cui il quesito per l’ascoltatore è riconoscere la compattezza del tutto nella varietà dei diversi e formicolanti frammenti. E pensare che solo trentaquattro anni fa, non è poi così tanto tempo, si navigava in un oceano di strutture, derivazioni, geometrie. Con il fare virtuosistico del magister se non addirittura dell’arbiter, nel 1984 Boulez tesseva Dérive 1 utilizzando materiale musicale da due pezzi precedenti (Répons e quel Messagesquisse che ascolteremo anche alla fine di questa edizione di Traiettorie) basandosi su cinque accordi di sei note ciascuno derivati a loro volta da un accordo di sei note fondato sulle note corrispondenti, nelle notazioni tedesca e francese, al nome dell’editore-mecenate Paul Sacher, in modo che in otto minuti gli accordi, ruotando, riportino tutto all’inizio. Che stordimento, eh? Eppure se c’è un modo per trasmettere un senso di precarietà è proprio questo ruotare di ingranaggi perfetti. Ed eravamo nel 1984. Pensate che precarietà avrebbe voluto trasmettere Debussy alla vigilia della guerra, minato dalla malattia e stretto dalla necessità di voler difendere a tutti i costi la musica francese dall’imperialismo culturale tedesco. A questo puntavano le progettate sei sonate per diversi strumenti a cui appartiene quella per violino e pianoforte, un vero rebus per i suoi interpreti che si ritrovano con una partitura irrisolta da correzioni e punti oscuri mai sanati. La soluzione di Debussy, tornare all’antico saltando romanticismo e classicismo senza rinunciare all’armonia moderna, finisce per essere la stessa di Boulez (questi francesi sono veramente tutti fratelli): celluline melodiche che si ripresentano continuamente variate e piegano il tempo quasi in una forma circolare, su se stesso. Che c’entra allora il preludio che Liszt preparò per una messinscena dell’Orfeo ed Euridice di Gluck a Weimar sessanta e passa anni prima? C’entra, c’entra: Orfeo è l’arte che civilizza, l’atmosfera è pastorale e cantilenante, il violoncello geme e viene inghiottito nel nulla, la musica si spegne in un orizzonte di pace. Le passioni romantiche sono rabbonite, ma al prezzo di una drammatica rinuncia. La precarietà è un destino, come per Debussy, e non si presenta mai per quello che sembra, come per Hudry.

Programma della serata:

Franz Liszt (1811-1886)
Orpheus, S. 98 (1854)
Arrangiamento di Pierre Strauch (2003)
per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello, pianoforte e percussioni

David Hudry (1978)
[Im]pulses (2018)
per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte
Prima esecuzione assoluta

Claude Debussy (1862-1918)
Sonata n. 3 in sol minore (1916-1917)
per violino e pianoforte
– Allegro vivo
– Intermède. Fantasque et léger
– Finale. Très animé

Marco Quagliarini (1973)
Murale III (2017)
per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello, pianoforte e percussioni
Prima esecuzione assoluta

Valerio Sannicandro (1971)
Tactile Songs II (2018)
per flauto basso, clarinetto, viola e percussioni
Prima esecuzione italiana

Pierre Boulez (1925-2016)
Dérive 1 (1984)
per flauto, clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e vibrafono

Organico:

Martin Fahlenbock, flauto
Shizuyo Oka, clarinetto
Melise Mellinger, violino
Paul Beckett, viola
Åsa Åkerberg, violoncello
Klaus Steffes-Holländer, pianoforte
Christian Dierstein, percussioni

Biglietteria  

 I biglietti saranno disponibili il giorno del concerto presso la biglietteria del Teatro Farnese (Piazzale della Pilotta 15, 43121 Parma) a partire dalle ore 19:30 e in prevendita su www.vivaticket.it

Costi dei biglietti

  • Intero: € 20
  • Ridotto generico:  € 15 (over 65 e soci TCI)
  • Ridotto studenti: € 10 (studenti universitari e del Conservatorio)
  • Omaggio: under 18
  • Il costo dei biglietti include il titolo di ingresso al Teatro Farnese pari a € 5.

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