La mostra che sarà aperta fino al 15 luglio vedrà l’esposizione di importanti documenti e reperti delle collezioni numismatiche.
Sono il punto di partenza della storia basata su una concezione di tipo memorialistico, le monete.
È grazie infatti allo studio delle immagini di imperatori e principi, raffigurate all’interno di questi pezzi, che è stato possibile fornire, alla stratigrafia antica, tutti gli elementi utili per una ricostruzione puntuale e cronologica degli eventi.
Il medagliere custodito negli spazi del complesso monumentale della Pilotta rappresenta una delle più importanti collezioni numismatiche in ambito italiano ed europeo, in primo luogo per la quantità e la qualità delle monete e delle medaglie conservate.
Un patrimonio tutto da scoprire grazie a «L’inventario del tesoro. Dalle raccolte ducali alle vetrine virtuali del portale numismatico dello Stato», il percorso espositivo articolato dalla Biblioteca Palatina al Museo Archeologico – che ripercorre la formazione delle celebri collezioni numismatiche, dai Farnese ai Borbone fino ai giorni nostri. La mostra, che sarà visitabile fino al prossimo 15 luglio, è curata dalla Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio, con il coordinamento scientifico dell’Osservatorio per i Beni numismatici del Mibact in collaborazione con la Pilotta.
Davvero tante le rarità: dai carteggi ai documenti d’archivio originali e riprodotti, dai reperti archeologi alle incisioni, passando per le stampe ed i volumi antichi e moderni. Materiali che i visitatori possono osservare da vicino, ma anche approfondire consultando le vetrine virtuali del medagliere o scaricando il catalogo, collegandosi con il portale numismatico dello Stato. «Medaglie e monete non possono essere affatto considerate collezioni accessorie, in un museo. Anzi, costituiscono un prezioso valore aggiunto se pensiamo che l’archeologia, dal punto di vista scientifico, è nata ispirandosi proprio ai criteri di classificazione della numismatica», ricorda Simone Verde, direttore della Pilotta.
«Quando ancora non esistevano i mezzi di comunicazione di massa – spiega – erano appunto questi metalli a veicolare l’immagine del potere raffigurando personalità carismatiche, i cui volti si riteneva esprimessero caratteristiche di nobiltà d’animo e capacità eroica».
Il medagliere parmense, il cui primo nucleo è costituito dalle monete rinvenute durante gli scavi di Veleia, venne progressivamente ampliato (anche durante il periodo di Maria Luigia), in virtù dell’acquisizione di significative collezioni numismatiche – con pezzi provenienti dalle zecche di Parma e Piacenza nonché espressione della civiltà ellenistica – e delle emissioni delle zecche italiane, a partire dall’epoca medievale.
In mostra, pure un testo del parmigiano Enea Vico. «Che nel Cinquecento gettò le basi per la nascita della numismatica moderna» sottolinea ancora il direttore Verde. «Il rapporto tra questa scienza ed il territorio parmense, è dunque fortissimo».
La Gazzetta di Parma, 17 maggio 2018, articolo di Vittorio Rotolo